C’è da strabuzzare gli occhi! Le istituzioni non profit coinvolte nel censimento Istat sono la bellezza di 474.765, quasi il doppio rispetto alle 235.000 del precedente censimento. Sono suddivise in diverse tipologie: associazioni culturali, sportive e ricreative, cooperative sociali, fondazioni, enti ecclesiastici, organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, sindacati, istituzioni di studio e ricerca, di formazione, mutualistiche e sanitarie, ovvero tutte le istituzioni definite come “unità giuridico-economiche dotate o meno di personalità giuridica, di natura privata, che producono beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita e che, in base alle leggi vigenti o a proprie norme statutarie, non hanno facoltà di distribuire, anche indirettamente, profitti o altri guadagni diversi dalla remunerazione del lavoro prestato ai soggetti che l’hanno istituita o ai soci”.
Le modalità di formazione della lista precensuaria sono state completamente rinnovate rispetto al precedente censimento grazie all’integrazione di poco meno di 30 fonti, sia amministrative che statistiche. Per Istat, lo scopo è di fornire una rappresentazione statistica ufficiale, aggiornata e affidabile del settore non profit in Italia e del contributo che esso fornisce allo sviluppo economico e sociale del Paese. Il censimento consentirà anche di misurare l’entità del lavoro volontario secondo le linee guida stabilite dalle Nazioni Unite e dall’International Labour Organisation.
Già dalla lista precensuaria sono emerse indicazioni interessanti sul modo in cui è strutturato l’universo del non profit in Italia. Per esempio, la maggioranza delle istituzioni è rappresentata in prevalenza da associazioni (79%), cooperative sociali (4%), organizzazioni di volontariato (3,1%), istituzioni di rappresentanza (3%). Da un punto di vista geografico in Lombardia risiede il 14% delle realtà precensite, seguita da Lazio, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia.
Ma cerchiamo di leggere il significato di questi numeri. Vuol dire che gli italiani sono sempre più un popolo che ha il desiderio di darsi da fare e di aiutare gli altri, senza alcun tornaconto. Un dato che dovrebbe far riflettere le nostri classi dirigenti e che ci deve rendere orgogliosi di noi stessi.
Damiano Dalerba & Stefano Cabot
Direttori area noprofit di TeamArtist
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Ci sono innumerevoli associazioni (senza scopo di lucro) che per il loro diletto (ass. sportive dilettantistiche etc. etc.)richiedono ed ottengono contributi ed erogazioni pubbliche a piene mani, tuttavia, andando al sodo, la bilancia costi benefici, pende sicuramente più dalla parte dei costi che tali associazioni producono che non verso i benefici rappresentati da attività di impegno sociale verso la collettività. Il loro impegno sociale è rappresentato dal loro diletto, dal diletto dei propri associati nel settore di cui si occupano piuttosto che da attività a favore della collettività. In breve il denaro pubblico delle sovvenzioni e dei contributi serve a tali associazioni per assicurare loro un dignitoso passatempo, sportivo ma pur sempre a costi ridotti. Infatti dette associazioni oltre alle erogazioni pubbliche, hanno sconti sulle tasse, agevolazioni sulle locazioni di immobili di proprietà pubblica etc. etc. Mi sento di dire che oggi lo stato dovrebbe incominciare a chiudere i rubinetti o, quanto meno, prima di erogare sovvenzioni e contributi, accertare le reali finalità dell'ente richiedente. Non trovo giusto che il denaro pubblico previo semplici richieste e senza alcun obbligo in capo ai richiedenti venga erogato a chicchesia. E sono sicuro di non esagerare. Poveri noi.
Si sbaglia profondamente. Gli studi del settore dimostrano che 1 euro investito negli sgravi allo Sport Dilettantistico produce 3 euro di risparmi del Sistema Sanitario Nazionale.
Per risparmiare tutti di più, lo Stato dovrebbe investire molto di più per sostenere le ASD!
1. Le 474.765 onlus operanti in Italia ricevono contributi, sovvenzioni o altre erogazioni comunque denominate da parte degli organi centrali e periferici dello Stato? Per intenderci da parte di Regioni, Province, Comuni, Camere di Commercio ed altri?
2. E se si, pur considerando che tali onlus favoriscono lo sviluppo di determinate attività nel nostro Paese, ma, considerando altresì lo stato di crisi profonda che in atto attraversa la nostra ITALIA, non è forse una grande offesa agli italiani che fanno fatica a sopravvivere, erogare alle ONLUS anche somme minime?
1. In minima parte. E solo quando fanno servizi che dovrebbe fare il Pubblico e non vi riesce perchè costerebbe molto di più.
2. Uhm. Lo sa che la gran parte delle ambulanze di pronto soccorso sono gestite da Onlus? Cosa facciamo, rinunciamo?
Le 474.765 onlus operanti in Italia non possono distribuire utili né direttamente, né indirettamente.
Gli operatori delle stesse ricevono uno stipendio (direttamente, o indirettamente)?
Non tutti. Dipende caso per caso...
MI dispiace scriverlo ma devo lanciare una provocazione. Concordo con gli autori di questo articolo sulla necessità di capire cosa vogliono dire i numeri, ma non con l'affermazione riportata nelle ultime tre righe.
Purtroppo non credo che quel numero di associazioni in crescita tra i due censimenti (10 anni) sia legato alla volontà degli italiani di darsi 'daffare'...
Le malelingue potrebbero pensare che l'associazionismo sia una forma di lecita modalità per sbarcare il lunario, attraverso forme fiscali privilegiate, ma di nuovo, non penso che sia così.
Gli italiani, la maggior parte, da fare ne hanno già e nonostante il da fare devono anche associarsi perchè rimangono purtroppo altri importanti bisogni da soddisfare. E non sto parlando idi bisogni individuali, tutt'altro. Non si tratta di volontà, ma di necessità!
Credo che la crescita del numero di associazioni in questi 10 anni di Italia sia da leggersi nell'inesorabile progressiva ingravescente assenza dalle funzioni sociali di stato e politica.
Quando l'ISTAT ci permetterà di leggere i propri dati scopriremo che la maggior parte delle associazioni saranno di stampo educativo-sociale.
Associazioni che coprono la mancanza di assistenza sociale, la mancanza di capacità educativa, il vuoto assistenziale. Associazioni che nascono nella necessità di lavorare nel vuoto lasciato da chi, a causa di tagli, risparmi, limitazioni o più semplicemente (e parli degli alti vertici) per miopia politica, ha tolto risorse, se non eliminato, le principali funzioni dello Stato.
Il problema... è che la miopia è una patologia in lento inesorabile peggioramento. Infatti, stanno finendo anche le risorse per il no-profit. Quelle risorse che servono a pagare non il lavoro, quello o ,mettiamo gioco forza, ma le spese vive per la sostenibilità. E questo è vero dramma.
Una riflessione molto seria la sua. Grazie per averla condivisa con noi. Come dice lei sarà molto utile leggere poi i dati finali dell'Istat e comprendere in quali settori si sono registrati i maggiori aumenti.
la mia asd non ha ricevuto il modello cartaceo come posso fare per farlo online?
Se non ha ricevuto il questionario i motivi possono essere diversi: ritardi nella spedizione del plico di rilevazione; smarrimento del plico durante la spedizione; mancato recapito del plico a causa di indirizzo modificato/errato. Al fine di risolvere il problema è necessario contattare l’Ufficio Provinciale di Censimento (UPC) competente per territorio. I recapiti dell’UPC competente per territorio li trova qui: http://censimentoindustriaeservizi.istat.it/istatcens/contatti/
Purtroppo la crisi si fa sentire anche sulla raccolta fondi delle associazioni non-profit.
http://www.vita.it/non-profit/bandi-fundraising/l-annus-horribilis-delle-raccolte-fondi.html
Certamente si sente la mancanza di qualche nuovo stimolo, che rivitalizzi la propensione al dono degli italiani (che, invece, giocano sempre più d'azzardo).
TeamArtist ha proprio in mente un progetto che va in questa direzione! Vedremo nei prossimi mesi se riuscirà a prender vita.
Purtroppo, secondo il World Giving Index del 2011, l'Italia è, relativamente all'atteggiamento caritatevole verso il prossimo, ultimo tra i paesi europei e dietro a molti altri extra europei, con un sensibile peggioramento rispetto al 2010.
https://www.cafonline.org/publications/2011-publications/world-giving-index-2011.aspx
Sicuramente abbiamo ancora molti passi in avanti da fare. Ma crediamo che i rilevamenti ISTAT sull'andamento degli ultimi 10 anni ci dicano che siamo sulla buona strada.
buongiorno, mi sapreste cortesemente dire entro quando bisogna presentare il censimento? La mia asd ha ricevuto la modulistica ma non è riportata la data di scadenza
Ringrazio in anticipo per la risposta
Marzia
La scadenza è il 20 di ottobre per la Spedizione postale dei moduli cartacei. Mentre se lo fate online, c'è tempo fino al 20 dicembre!
Il precedente censimento è del 2001. Quello citato nell'articolo è il pre-Censimento 2012 i cui dati sono stati forniti da ISTAT in questi giorni (settembre 2012). Ora si sta promuovendo un questionario online per raccogliere maggiori informazioni di cui daremo notizia nei prossimi giorni.
Notevole l'aumento del numero, ma di che anno sono i due censimenti di cui si parla?