da un post di La Giornata Tipo
“Chi gioca a basket nelle categorie meno “nobili” sa bene che spesso e volentieri durante la settimana gli allenamenti finiscono ad orari improponibili.
Alle 22.30, 23.00, 23.30 a volte anche a mezzanotte. Succede che poi ti addormenti sotto la doccia rovente e se non è per un tuo compagno che ti sveglia, rischi il ricovero al reparto grandi ustioni. E poi, quando sei con l’accappatoio seduto, guardi la borsa, guardi i vestiti appesi, guardi la borsa, guardi i vestiti appesi, guardi il vuoto. Sì perchè nessuno ha voglia di rivestirsi, asciugarsi i capelli, sistemare la borsa, prendere la macchina e andare a casa. Daremmo la tredicesima perchè con uno schiocco di dita fossimo già sotto le coperte col pigiama abbracciati al bambolotto di McGee.
E alla sesta bestemmia in pakistano stretto del custode che minaccia di chiuderti dentro fino al giorno dopo, decidi di sbrigarti e andare a casa. Arrivi a casa, hai fame, infili la mano dentro il frigo e tiri fuori la prima cosa che capita foss’anche un yogurt scaduto nel 2008. Poi ti metti sul divano e lì in quel momento, potrebbe anche saltar fuori dalla televisione Belen Rodriguez che tu hai spento ogni singola attività cerebrale. Sei fatto come un 18 enne alle 7 della mattina fuori dall’Echoes, ma a differenza del suo acido, tu sei fatto di acido lattico.
E’ l’1.00, ogni tanto anche l’1.30. Domani alle 7.30 suona la sveglia per andare in ufficio, o a scuola o all’università. Sì perchè ti sei ridotto così solo per una passione che ti ha contagiato fino al midollo. La vita vera è un’altra, si lavora, si studia si fatica.
Gaddefors, Walsh e Hardy della Virtus si sono pubblicamente lamentati su twitter per l’allenamento punitivo serale terminato addirittura alle 23.30. Non sta a noi entrare nel merito della stagione che sta facendo la loro squadra. Sta a noi mandarli bellamente a fare in XXXX.“