Si concretizza a Bologna il progetto per uno spazio dedicato interamente a quanti sono affetti da deficit debilitanti: idea, direzione e gestione di due gemelle di Torre del Greco, Nunzia e Santa Vannuccini, promotrici e titolari de «l’Altro spazio», il locale, primo in assoluto del genere in Italia, inaugurato nei giorni scorsi a Bologna in via Nazario Sauro, a due passi da piazza Maggiore. E dietro al bancone speciale, alto 80 centimetri per consentire alle persone in carrozzella di ordinare e gustare da bere senza sforzi, la barista sulla sedia a rotelle, Manuela Migliaccio, è napoletana; così come il cuoco, ipovedente, e alcuni camerieri.
Un progetto ambizioso e dignitoso, senza precedenti nel paese, quello promosso dall’associazione «Farm», alla guida di Nunzia Vannuccini, 33enne di Torre del Greco. Il locale, sul modello europeo ma che non ha simili in Italia, risponde ai requisiti di «inclusione e accessibilità»: i menù sono disponibili anche in braille, ai non vedenti viene consegnata una mappa per potersi orientare autonomamente tra tavoli e sedie, tutti conoscono il linguaggio dei segni e l’arredamento è disposto in modo da favorire il passaggio e la circolazione.
«L’interesse per i disabili è nato semplicemente dal contatto diretto con loro: amici, amori che sono esattamente come noi, solo con diverse caratteristiche come chi ha gli occhi azzurri e chi neri. Creare uno spazio in cui convivano disabili e normodotati significa abbattere le barriere, anche ideali, che spesso si creano e rendere la convivenza una cosa ordinaria».
Diverse le iniziative che si svolgeranno nel locale e che rispondono a un progetto più alto di cultura e formazione. Fondamentale il contributo artistico di Jascha Blume, filmaker olandese, non udente, e di Santa Vannuccini che si occuperà de «l’Altra scuola», percorso educativo con corsi di lingua e linguaggio dei segni. Prevista la partecipazione di artisti internazionali, gli appuntamenti del «Verso 61», reading letterari organizzati, e al contempo una libreria dove leggere i testi dei poeti contemporanei.
Il progetto è totalmente autofinanziato perché le Istituzioni si sono dimostrate sorde a seri percorsi per l’abbattimento di barriere. Se si aspettano i percorsi obbligati non si realizza mai nulla.