Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di leggere la notizia di un nuovo caso di associazione mascherata in provincia di Rieti. La Guardia di Finanza si è infatti recata per un controllo in una palestra sospetta di un paesino dell’aretino, cercando le prove che questa palestra sia in realtà un ente commerciale mascherato da associazione.
L’ennesimo caso di questo tipo a guadagnarsi gli onori della cronaca.
Prima però di proseguire nel racconto di questa storia, è necessario fare un passo indietro e sottolineare un fatto che spesso sfugge a chi dirige un’associazione. Prova infatti a rispondere a questa domanda: cosa cerca la Guardia di Finanza (così come l’Agenzia delle Entrate, la SIAE e tutti gli enti preposti ad effettuare verifiche fiscali…) quando effettua controlli nelle associazioni no profit?
In molti pensano che gli enti controllori cerchino nelle associazioni no profit lo scontrino non battuto o il pagamento in nero, così come avviene nel mondo profit. Ma non è proprio così. Infatti, gli enti no profit hanno la possibilità di non pagare le tasse su tutte le entrate cosiddette “istituzionali”, come anche la possibilità di aderire a regimi fiscali agevolati e vantaggi di tipo economico di vario genere che gli consentono di pagare molte meno tasse.
Dunque, anche nel profit vi sono delle imposte da pagare…ma molte meno! Quello che resta però da verificare è che chi si presenta come associazione o ente no profit abbia davvero le carte in regola per essere tale. E qui arriviamo al punto della questione: a fronte di tutta una serie di vantaggi fiscali ed economici concessi alle associazioni no profit, queste ultime devono dimostrare di avere le caratteristiche per poterne godere.
Il lavoro degli enti verificatori non è quindi quello di controllare che le associazione no profit battano il famigerato scontrino, ma di controllare che le associazioni che si dichiarano tali lo siano realmente. In parole povere, quello che vogliono verificare è che la tua associazione non sia in realtà una azienda mascherata che cerca di imbrogliare le carte non pagando le tasse grazie a diritti che non le spetterebbero.
Esiste addirittura un piano nazionale, chiamato progetto Ercole, pensato per smascherare tutte quelle associazioni che in questi anni hanno pensato di gestire ditte individuali o società come fossero associazioni, semplicemente per evadere le tasse. Questi furbi hanno inquinato il pozzo dell’associazionismo italiano, così da generare il grande pregiudizio da cui muovono tutti gli enti di controllo del fisco quando guardano un’associazione: quella è un’azienda mascherata da associazione.
Ma come si fa a capire se un’associazione è vera oppure è mascherata? Rispondiamo a questa domanda tornando al fatto di cronaca di cui parlavamo all’inizio: i frequentatori della palestra risultavano tutti iscritti come soci, ma nella realtà non sapevano nulla delle dinamiche di gestione e di governo dell’associazione. Nessuna partecipazione alle assemblee, nessuna conoscenza o presa visione dei rendiconti e, in definitiva, nessuna consapevolezza del fatto di essere soci. Così racconta la cronaca locale.
La loro partecipazione si limitava a pagare la quota annuale per usufruire dei servizi della palestra: dei clienti fatti e finiti, che la sedicente associazione no profit faceva passare come soci. In questo modo tutte le entrate derivanti da questi soci apparenti erano defiscalizzate: euro sonanti che entravano puliti puliti nelle casse dell’associazione senza emettere nemmeno una fattura.
Insomma, una società che si era costituita in associazione per non pagare le tasse.
Ma come è possibile che, in questo caso, la Guardia di Finanza abbia scoperto che i soci non erano coinvolti nelle dinamiche associative? Nel modo più semplice possibile: interrogandoli e facendo loro delle domande molto puntuali e specifiche rispetto alla loro partecipazione alla vita dell’associazione.
Il fatto che gli enti verificatori interroghino i soci dell’associazione prima di un controllo o durante non è certo una novità. Il socio inconsapevole e poco coinvolto non appena apre bocca conferma tutti i sospetti dei controllori rispetto al fatto che la tua sia una finta associazione.
E tieni presente un fatto: puoi prendere una sanzione perché magari hai commesso un errore materiale dal punto di vista burocratico-amministrativo, ma la tua situazione diventa cento volte peggiore se accompagnata dall’accusa di essere una falsa associazione.
Come evitare di incappare, anche in buon fede, in una situazione di questo tipo? Innanzitutto coinvolgendo i soci nella vita dell’associazione, e poi istruendoli correttamente in vista di un controllo del fisco.
Noi in questi anni siamo riusciti ad elaborare un documento che raccoglie le 13 domande che il fisco pone ai tuoi soci durante un controllo fiscale, un documento che è stato possibile redigere solo dopo l’analisi di centinaia e centinaia di verbali dell’Agenzia delle Entrate e della GdF fatti ad associazioni no profit.
Oltre a questo documento, ne abbiamo predisposto anche un altro: L’elenco delle contestazioni più comuni sui soci nei verbali del Fisco, che aiuta a comprendere le motivazioni profonde per cui la tua associazione no profit può essere sanzionata se non gestisci in maniera adeguata i rapporti con i tuoi soci
Questi documenti segreti, che nessun altro oltre a noi ti può dare, li mettiamo a disposizione solo per chi partecipa al Doma i Tuoi Soci Tour, il nostro tour di convegni 2018 dedicato esclusivamente alla buona gestione dei soci della tua associazione.