Le associazioni no profit italiane possono contare su diverse modalità di finanziamento per sostenere le proprie attività e il loro funzionamento. Tra queste troviamo:
Di seguito, vediamo nel dettaglio le principali fonti di entrata per queste associazioni.
Il metodo più comune e obbligatorio di finanziamento è la quota associativa annuale richiesta ai soci. Questa quota:
Se la quota non corrisponde alla fornitura di beni o servizi (ovvero non c’è nesso sinallagmatico), l’entrata non è tassabile.
Questa forma di finanziamento è ormai poco utilizzata. Si tratta di contributi uguali richiesti a tutti i soci per affrontare emergenze. Non sono rimborsabili e non possono essere utilizzati per beni o servizi. Anche questi contributi non sono tassabili.
I corrispettivi specifici sono quote supplementari versate da alcuni soci o tesserati per usufruire di beni o servizi dell’associazione, come ad esempio la partecipazione a un corso.
Attualmente, questi corrispettivi non sono tassabili, ma la normativa è in evoluzione.
In futuro, la tassazione dipenderà dalla tipologia di associazione, dall’utente che usufruisce del servizio e dalla natura del bene o servizio erogato.
Le erogazioni liberali, comunemente chiamate donazioni, possono essere ricevute da persone fisiche o giuridiche. Per essere tali, devono:
Per approfondire leggi l’articolo “Le Erogazioni Liberali ad enti ed associazioni: come funzionano”. Sono entrate non tassabili.
Tutte le associazioni no profit possono organizzare eventi di raccolta fondi come feste, sagre, concerti o spettacoli aperti a tutti. Tuttavia, in futuro questa possibilità sarà limitata alle sole ASD e ETS.
Le regole fiscali variano a seconda di diversi fattori, tra cui:
Per approfondire leggi il nostro articolo:“Le due raccolte fondi Annuali che possono fare tutte le Associazioni.
Il 5 per mille è un’importante fonte di finanziamento per quasi tutte le associazioni no profit, ad eccezione delle ANPG non riconosciute.
Ogni cittadino può destinare una parte delle tasse che versa allo Stato a un’associazione di sua scelta.
Per approfondire leggi il nostro articolo:”5 per mille: per un’associazione ne vale la pena?”
(Comuni, Province, Regioni, Enti Pubblici, etc.)
Le associazioni possono ricevere finanziamenti da Comuni, Province, Regioni ed enti pubblici, suddivisi in:
Le associazioni possono raccogliere somme tra i soci per acquisti di gruppo (gruppi di acquisto solidale). In questi casi:
Le associazioni possono vendere pubblicazioni ai soci (e in parte anche ai non soci), purché la cessione sia prevalentemente rivolta agli associati. Queste entrate sono esentasse.
Inoltre, possono somministrare alimenti e bevande tramite bar associativi rivolti esclusivamente a soci e tesserati. Tuttavia, per farlo sono richieste specifiche autorizzazioni.
Leggi il nostro articolo per approfondire:“Posso aprire un bar nella mia Associazione?”.
Le entrate da attività marginali e occasionali sono escluse dall’IVA (DPR 633/1972). In questi casi:
Si tratta di un’eccezione particolare che va valutata caso per caso.
Noleggio e Affitto di spazi Associativi. Leggi il nostro articolo per approfondire: ”Una Associazione può affittare a pagamento la propria sede ad altri?”
Cessione di atleti dilettanti delle ASD. Leggi il nostro articolo per approfondire: ”La cessione di atleti dilettanti”
Le associazioni no profit dispongono di numerose opzioni per finanziare le loro attività. Ogni entrata deve essere gestita correttamente per evitare problemi fiscali e garantire la sostenibilità dell’associazione. Per approfondire i singoli aspetti, consulta gli articoli dedicati sui vari argomenti trattati.
Giovanni Damiano Dalerba
Associazionista senior di TeamArtist
Aggiornamento novembre 2024
Come associazione con solo codice fiscale e varie attività nell'arco della settimana, è lecito chiedere una quota ai soci di 50 € (che noi abbiamo definito "di sostegno" perchè grazie a questa possiamo pagare tutte le spese mensili di base) tramite la quale accedere a tutte le attività, mentre per chi volesse o potesse solo partecipare a singoli eventi saltuariamente chiedere una quota specifica per evento (ad es. 5 € per un singolo incontro settimanale, piuttosto che 40 € per un corso domenicale)?
Il dubbio mi è sorto leggendo qua nel blog che una ASD che facesse delle promozioni tipo "prezzo speciale se ti iscrivi ai corsi per tre mesi" o cose simili non è in regola perché attuerebbe una logica più commerciale. Per noi è un po' una questione di sopravvivenza per garantirci un fondo cassa minimo.
Nessun membro del direttivo o socio che si è offerto per gestire un corso percepisce alcunché, né dei rimborsi spese, nè dei compensi possibili previsti dalla legge per i membri del direttivo (D.P.R. 645/1994 e D.L. 239/1995 convertito dalla Legge 336/1995).
Grazie dell'attenzione!
P.S. Faccio una piccola segnalazione per il vostro webmaster... penso che andrebbe aggiornato il "meta tag content" della pagina http://www.teamartist.com/pricing/ in quanto riporta i vecchi costi "L'abbonamento base costa solo 147 euro all'anno: 0,4 euro al giorno." poiché questi costi poi compaiono anche nelle ricerche Google.
ATTENZIONE! Quota sociale e quota di partecipazione ai corsi sono due cose ben distinte.
Sulla prima non è possibile applicare logiche commerciali, sulla seconda sì.
Essendo questi argomenti base del mondo dell'associazionismo e capendo che c'è un po' di confusione in merito, vi invito a partecipare al nostro TeamArtist Tour.
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Si, avevo già pensato di venire quando a luglio sarete a Firenze. Grazie!
Buongiorno, grazie per il vostro sito veramente ben fatto!
Abbiamo un'associazione di ricerca etica e spirituale e tutte le attività sono svolte da professionisti del settore che, al di fuori del loro lavoro, svolgono opera di volontariato per l'associazione. Facciamo solo attività istituzionale e non avremmo intenzione, almeno al momento, di aprire una partitra iva per affittare i locali, che però ogni tanto restano inutilizzati. La domanda è questa: è possibile deliberare in assemblea che la sala dell'associazione, se non ci sono attività associative, possa essere utilizzata dai soci a fronte di una erogazione libera per tenere dei loro corsi di natura professionale? Gli utenti dei corsi potrebbero non essere soci e - ovviamente - sarebbe compito dei singoli professionisti rilasciare la fattura a chi partecipasse ai loro corsi. Grazie dell'attenzione.
No. Leggi questo post.
Buonasera, tra le possibili forme di finanziamento c'è il versamento delle quote sociali.
Volevo chiedere se è possibile versare degli importi da parte dei singoli associati , di quote in conto quote associative future. Grazie
Si è possibile.
L'importante è che la quota associativa sia pagata una volta ogni anno sociale
Salve, prima di tutto articolo interessantissimo!
Sto stilando un progetto per un'idea innovativa ed imprenditoriale. Abbiamo scelto come soggetto giuridico con il quale presentarci l'APS. Volevo chiedere, quando si parla di ASSOCIAZIONE A VOCAZIONE IMPRENDITORIALE cosa si intende?
non riesco a capire come sia possibile fare reddito con un'associazione, poiché le raccolte fondi ed il merchandising vengono considerati utili...
vorrei capire, anche con un esempio, non riesco a venirne a capo.
Grazie.
Bisognerebbe chiederlo a chi ne parla...
Detto questo, occhio che non hai capito cosa significa no-profit. Non significa affatto che l'Associazione non possa fare profitto, ma che l'eventuale profitto NON può essere distribuito tra i soci... Se posso permettermi, ti serve frequentare questo corso: http://www.teamartist.com/corsi/
Buongiorno, insieme ad alcuni compaesani sto procedendo alla fondazione di un'associazione frazionale volta alla organizzazione e promozione di attivita' per il bene del paese in cui vivo. Queste attività le svolgiamo tuttavia da alcuni anni e ci hanno consentito di raccogliere una certa quantità di fondi, depositati in un libretto a nome di uno dei membri del gruppo attuale.
Data questa premessa, la mia domanda e': qual'e' la procedura piu' indicata per far passare questi fondi dalla persona che ora li detiene all'associazione? Può essere sensato farli pervenire mediante un'erogazione liberale?
Direi donazione
Buongiorno, ho contestato ai miei colleghi dell'associazione no-profit non riconosciuta il numero delle raccolte fondi che come da voi detto non devono essere più di due. Mi è stato risposto che l'art. 25 citato riguarda solo le ASD e quindi non ci riguarda oltre a dirmi che non è specificato da nessuna parte il numero massimo..Mi aiutate?
No, vale per tutte le associazioni. Legga questo nostro post
Salve,
abbiamo fondato un'associazione culturale meno di un anno fa. Uno dei soci fondatori (con carica di tesoriere), ha presentato tramite rac le proprie dimissioni. A tal proposito chiede la restituzione delle spese da lui sostenute, utilizzando il cf dell'associazione per l'acquisto di alcuni arredi della sede associativa e che ora fanno parte del patrimonio della stessa. Gli altri soci fondatori hanno a loro volta e in varie misure sostenuto altre spese relative alla creazione dell'associazione, al pagamento di utenze e all'acquisto di beni (tutto documentato)
Le mie domande sono:
1. è legittima la richiesta del socio fondatore dimesso? (vuole ottenere il rimborso immediatamento, pena azione legale)
2. Le spese sostenute dai soci fondatori per l'avvio dell'associazione sono soggette a rimborso? In tal caso dove vanno presi i soldi?
3. Tale rimborso deve essere effettuato a prescindere o in qualche modo si deve procedere a una comparazione delle spese sostenute da ogni socio fondatore?
4. Che relazione hanno gli eventuali rimborsi con il bilancio? (tali spese, rendono la previsione del bilancio passiva)
Grazie, il segretario
Provvederò a pubblicizzare il vostro sito sui canali sociali e tra le associazioni di mia conoscenza.
1-2. E' legittimo che un socio chieda un rimborso se la spesa è sostenuta in nome e per conto dell'associazione. Legga questo nostro post
3. E' sempre meglio un'approvazione da parte del direttivo
4. E' un'uscita per l'associazione, che va regolarmente contabilizzata