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Come si finanzia una Associazione No Profit – le maggiori fonti di entrata

TeamArtist Scritto da TeamArtist
Categoria dell'articolo: Gestione dell'associazione

Le associazioni no profit italiane possono contare su diverse modalità di finanziamento per sostenere le proprie attività e il loro funzionamento. Tra queste troviamo:

  • ASD – Associazioni Sportive Dilettantistiche iscritte nel RASD
  • APS – Associazioni di Promozione Sociale iscritte nel RUNTS
  • OdV – Organizzazioni di Volontariato iscritte nel RUNTS
  • Onlus – Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale (quelle ancora non trasformate in ETS)
  • ANPG – Associazioni no profit generiche non iscritte in alcun registro pubblico
  • Altre associazioni iscritte al RUNTS che non rientrano tra APS e OdV

Di seguito, vediamo nel dettaglio le principali fonti di entrata per queste associazioni.

La Quota Associativa annuale

Il metodo più comune e obbligatorio di finanziamento è la quota associativa annuale richiesta ai soci. Questa quota:

  • è necessaria per far parte dell’associazione e avere diritto di voto nelle assemblee;
  • deve essere versata ogni anno;
  • non può essere inferiore a 5 euro (altrimenti il Fisco la considera simbolica e non valida);
  • deve essere uguale per tutti i soci, salvo eccezioni statutarie (ad esempio, per soci giuridici).

Se la quota non corrisponde alla fornitura di beni o servizi (ovvero non c’è nesso sinallagmatico), l’entrata non è tassabile.

I Contributi straordinari

Questa forma di finanziamento è ormai poco utilizzata. Si tratta di contributi uguali richiesti a tutti i soci per affrontare emergenze. Non sono rimborsabili e non possono essere utilizzati per beni o servizi. Anche questi contributi non sono tassabili.

I Corrispettivi Specifici

I corrispettivi specifici sono quote supplementari versate da alcuni soci o tesserati per usufruire di beni o servizi dell’associazione, come ad esempio la partecipazione a un corso.

Attualmente, questi corrispettivi non sono tassabili, ma la normativa è in evoluzione. 

In futuro, la tassazione dipenderà dalla tipologia di associazione, dall’utente che usufruisce del servizio e dalla natura del bene o servizio erogato.

Le Erogazioni Liberali

Le erogazioni liberali, comunemente chiamate donazioni, possono essere ricevute da persone fisiche o giuridiche. Per essere tali, devono:

  • non prevedere alcuna controprestazione (nesso sinallagmatico);
  • avere un importo liberamente stabilito dal donatore.

Per approfondire leggi l’articolo “Le Erogazioni Liberali ad enti ed associazioni: come funzionano”. Sono entrate non tassabili.

Le entrate dagli Eventi di raccolta fondi

Tutte le associazioni no profit possono organizzare eventi di raccolta fondi come feste, sagre, concerti o spettacoli aperti a tutti. Tuttavia, in futuro questa possibilità sarà limitata alle sole ASD e ETS.

Le regole fiscali variano a seconda di diversi fattori, tra cui:

  • la tipologia di associazione;
  • la presenza o meno della partita IVA;
  • la frequenza dell’evento (abituale od occasionale)

Per approfondire leggi il nostro articolo:“Le due raccolte fondi Annuali che possono fare tutte le Associazioni.

Le entrate dal 5 per mille

Il 5 per mille è un’importante fonte di finanziamento per quasi tutte le associazioni no profit, ad eccezione delle ANPG non riconosciute. 

Ogni cittadino può destinare una parte delle tasse che versa allo Stato a un’associazione di sua scelta.

  • L’iscrizione al 5 per mille richiede una pratica diversa a seconda della tipologia di associazione.
  • La liquidazione avviene annualmente, con un ritardo di circa 2-3 anni rispetto all’anno di dichiarazione dei redditi.
  • L’entrata è esentasse e, a seconda dell’importo, può essere soggetta a rendicontazione.

Per approfondire leggi il nostro articolo:”5 per mille: per un’associazione ne vale la pena?”

Le entrate da contributi delle Istituzioni 

(Comuni, Province, Regioni, Enti Pubblici, etc.)

Le associazioni possono ricevere finanziamenti da Comuni, Province, Regioni ed enti pubblici, suddivisi in:

  1. Contributi a fondo perduto (una sorta di erogazione liberale da parte della Pubblica Amministrazione per premiare l’Associazione. Sono entrate totalmente esentasse.
  2. Contributi a copertura delle spese per un realizzare un progetto convenzionato. Sono entrate totalmente esentasse ma deve appunto essere stilata una Convenzione che stabilisca chi fa cosa. Leggi il nostro articolo dedicato:“Associazioni e corsi per le Scuole. Sono esenti IVA? “
  3. Contributi che vanno oltre la copertura delle spese per un realizzare un progetto convenzionato. Sono entrate parzialmente tassate e deve essere stilata una Convenzione che stabilisca chi fa cosa (vedi sopra).

Quote di partecipazione all’acquisto di beni o servizi sotto la forma di “gruppi di acquisto solidale” 

Le associazioni possono raccogliere somme tra i soci per acquisti di gruppo (gruppi di acquisto solidale). In questi casi:

  • non si applicano ricarichi;
  • l’acquisto deve avere finalità etiche e di solidarietà;
  • deve essere in linea con gli scopi statutari.

Vendita di proprie pubblicazioni a soci e non soci, purché la cessione avvenga prevalentemente agli associati.

Le associazioni possono vendere pubblicazioni ai soci (e in parte anche ai non soci), purché la cessione sia prevalentemente rivolta agli associati. Queste entrate sono esentasse.

Inoltre, possono somministrare alimenti e bevande tramite bar associativi rivolti esclusivamente a soci e tesserati. Tuttavia, per farlo sono richieste specifiche autorizzazioni. 

Leggi il nostro articolo per approfondire:“Posso aprire un bar nella mia Associazione?”.

Attività commerciali marginali e occasionali

Le entrate da attività marginali e occasionali sono escluse dall’IVA (DPR 633/1972). In questi casi:

  • non è necessario aprire una partita IVA;
  • non si emettono fatture, ma una nota di debito con la dicitura: “estranea al regime IVA ai sensi dell’art. 4, comma 1, DPR 633/1972”.

Si tratta di un’eccezione particolare che va valutata caso per caso.

Entrate speciali

Noleggio e Affitto di spazi Associativi. Leggi il nostro articolo per approfondire: ”Una Associazione può affittare a pagamento la propria sede ad altri?

Cessione di atleti dilettanti delle ASD. Leggi il nostro articolo per approfondire: ”La cessione di atleti dilettanti

Le associazioni no profit dispongono di numerose opzioni per finanziare le loro attività. Ogni entrata deve essere gestita correttamente per evitare problemi fiscali e garantire la sostenibilità dell’associazione. Per approfondire i singoli aspetti, consulta gli articoli dedicati sui vari argomenti trattati.

Giovanni Damiano Dalerba

Associazionista senior di TeamArtist

 

Aggiornamento novembre 2024

15 risposte a “Come si finanzia una Associazione No Profit – le maggiori fonti di entrata”

  1. Nicola

    Come associazione con solo codice fiscale e varie attività nell'arco della settimana, è lecito chiedere una quota ai soci di 50 € (che noi abbiamo definito "di sostegno" perchè grazie a questa possiamo pagare tutte le spese mensili di base) tramite la quale accedere a tutte le attività, mentre per chi volesse o potesse solo partecipare a singoli eventi saltuariamente chiedere una quota specifica per evento (ad es. 5 € per un singolo incontro settimanale, piuttosto che 40 € per un corso domenicale)?
    Il dubbio mi è sorto leggendo qua nel blog che una ASD che facesse delle promozioni tipo "prezzo speciale se ti iscrivi ai corsi per tre mesi" o cose simili non è in regola perché attuerebbe una logica più commerciale. Per noi è un po' una questione di sopravvivenza per garantirci un fondo cassa minimo.

    Nessun membro del direttivo o socio che si è offerto per gestire un corso percepisce alcunché, né dei rimborsi spese, nè dei compensi possibili previsti dalla legge per i membri del direttivo (D.P.R. 645/1994 e D.L. 239/1995 convertito dalla Legge 336/1995).
    Grazie dell'attenzione!

    P.S. Faccio una piccola segnalazione per il vostro webmaster... penso che andrebbe aggiornato il "meta tag content" della pagina http://www.teamartist.com/pricing/ in quanto riporta i vecchi costi "L'abbonamento base costa solo 147 euro all'anno: 0,4 euro al giorno." poiché questi costi poi compaiono anche nelle ricerche Google.

    • TeamArtist

      ATTENZIONE! Quota sociale e quota di partecipazione ai corsi sono due cose ben distinte.
      Sulla prima non è possibile applicare logiche commerciali, sulla seconda sì.
      Essendo questi argomenti base del mondo dell'associazionismo e capendo che c'è un po' di confusione in merito, vi invito a partecipare al nostro TeamArtist Tour.
      Clicca qui per scoprire tutte le date e prenotare il biglietto per la città più vicina a te!

      • Nicola

        Si, avevo già pensato di venire quando a luglio sarete a Firenze. Grazie!

  2. Nicola

    Buongiorno, grazie per il vostro sito veramente ben fatto!
    Abbiamo un'associazione di ricerca etica e spirituale e tutte le attività sono svolte da professionisti del settore che, al di fuori del loro lavoro, svolgono opera di volontariato per l'associazione. Facciamo solo attività istituzionale e non avremmo intenzione, almeno al momento, di aprire una partitra iva per affittare i locali, che però ogni tanto restano inutilizzati. La domanda è questa: è possibile deliberare in assemblea che la sala dell'associazione, se non ci sono attività associative, possa essere utilizzata dai soci a fronte di una erogazione libera per tenere dei loro corsi di natura professionale? Gli utenti dei corsi potrebbero non essere soci e - ovviamente - sarebbe compito dei singoli professionisti rilasciare la fattura a chi partecipasse ai loro corsi. Grazie dell'attenzione.

    • TeamArtist

      No. Leggi questo post.

  3. Alberto Emett

    Buonasera, tra le possibili forme di finanziamento c'è il versamento delle quote sociali.
    Volevo chiedere se è possibile versare degli importi da parte dei singoli associati , di quote in conto quote associative future. Grazie

    • TeamArtist

      Si è possibile.
      L'importante è che la quota associativa sia pagata una volta ogni anno sociale

  4. barbara

    Salve, prima di tutto articolo interessantissimo!
    Sto stilando un progetto per un'idea innovativa ed imprenditoriale. Abbiamo scelto come soggetto giuridico con il quale presentarci l'APS. Volevo chiedere, quando si parla di ASSOCIAZIONE A VOCAZIONE IMPRENDITORIALE cosa si intende?
    non riesco a capire come sia possibile fare reddito con un'associazione, poiché le raccolte fondi ed il merchandising vengono considerati utili...
    vorrei capire, anche con un esempio, non riesco a venirne a capo.

    Grazie.

    • TeamArtist

      Bisognerebbe chiederlo a chi ne parla...
      Detto questo, occhio che non hai capito cosa significa no-profit. Non significa affatto che l'Associazione non possa fare profitto, ma che l'eventuale profitto NON può essere distribuito tra i soci... Se posso permettermi, ti serve frequentare questo corso: http://www.teamartist.com/corsi/

  5. Matteo

    Buongiorno, insieme ad alcuni compaesani sto procedendo alla fondazione di un'associazione frazionale volta alla organizzazione e promozione di attivita' per il bene del paese in cui vivo. Queste attività le svolgiamo tuttavia da alcuni anni e ci hanno consentito di raccogliere una certa quantità di fondi, depositati in un libretto a nome di uno dei membri del gruppo attuale.
    Data questa premessa, la mia domanda e': qual'e' la procedura piu' indicata per far passare questi fondi dalla persona che ora li detiene all'associazione? Può essere sensato farli pervenire mediante un'erogazione liberale?

    • TeamArtist

      Direi donazione

  6. Silvia

    Buongiorno, ho contestato ai miei colleghi dell'associazione no-profit non riconosciuta il numero delle raccolte fondi che come da voi detto non devono essere più di due. Mi è stato risposto che l'art. 25 citato riguarda solo le ASD e quindi non ci riguarda oltre a dirmi che non è specificato da nessuna parte il numero massimo..Mi aiutate?

  7. Momo

    Salve,
    abbiamo fondato un'associazione culturale meno di un anno fa. Uno dei soci fondatori (con carica di tesoriere), ha presentato tramite rac le proprie dimissioni. A tal proposito chiede la restituzione delle spese da lui sostenute, utilizzando il cf dell'associazione per l'acquisto di alcuni arredi della sede associativa e che ora fanno parte del patrimonio della stessa. Gli altri soci fondatori hanno a loro volta e in varie misure sostenuto altre spese relative alla creazione dell'associazione, al pagamento di utenze e all'acquisto di beni (tutto documentato)
    Le mie domande sono:
    1. è legittima la richiesta del socio fondatore dimesso? (vuole ottenere il rimborso immediatamento, pena azione legale)
    2. Le spese sostenute dai soci fondatori per l'avvio dell'associazione sono soggette a rimborso? In tal caso dove vanno presi i soldi?
    3. Tale rimborso deve essere effettuato a prescindere o in qualche modo si deve procedere a una comparazione delle spese sostenute da ogni socio fondatore?
    4. Che relazione hanno gli eventuali rimborsi con il bilancio? (tali spese, rendono la previsione del bilancio passiva)

    Grazie, il segretario
    Provvederò a pubblicizzare il vostro sito sui canali sociali e tra le associazioni di mia conoscenza.

    • TeamArtist

      1-2. E' legittimo che un socio chieda un rimborso se la spesa è sostenuta in nome e per conto dell'associazione. Legga questo nostro post
      3. E' sempre meglio un'approvazione da parte del direttivo
      4. E' un'uscita per l'associazione, che va regolarmente contabilizzata