Le Associazioni dispongono di diversi modi per ottenere i fondi necessari per il loro funzionamento e per lo svolgimento della propria attività.
Il più comune è senz’altro la richiesta di una quota d’iscrizione ai vari soci (quota associativa), necessaria per farvi parte ed avere diritto di voto nelle assemblee; a queste andranno ad aggiungersi le quote di partecipazione dei soci alle diverse attività dell’Associazione. Leggi il nostro post Come deve essere fatta la pezza giustificativa ad un socio per il pagamento della quota sociale o di una attività?
Questi fondi verranno integrati attraverso:
erogazioni liberali, siano esse effettuate dai soci o da terzi (persone fisiche, aziende, enti), per sostenere le finalità istituzionali dell’associazione; leggi il nostro post Le Erogazioni Liberali ad enti ed associazioni: come funzionano
eredità e lasciti testamentari;
contributi delle Istituzioni (Comuni, Province, Regioni, Enti Pubblici, etc.); leggi il nostro post Associazioni e corsi per le Scuole. Sono esenti IVA?
raccolte fondi, da organizzare solo ed esclusivamente per raccogliere denaro volto a finanziare le attività dell’Associazione. I fondi così raccolti, oltre ad essere escluse dal regime IVA, non concorrono alla formazione del reddito e sono esenti da ogni altro tributo (es: imposta sugli intrattenimenti). Queste agevolazioni fiscali, tuttavia, sono riconosciute solo se le raccolte fondi sono pubbliche, svolte in modo occasionale e concomitanti con celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione. La normativa di riferimento (art. 2, Decreto Legislativo 460/1997) non specifica però quando le raccolte pubbliche possano essere considerate “occasionali” e quindi fruire delle suddette agevolazioni fiscali. Per mettersi al riparo da eventuali contestazioni fiscali, è bene rispettare le condizioni esposte nell’art. 25, comma 2, della Legge 133/1999 (articolo che contiene disposizioni tributarie relative alle ASD in regime 398/1991): il numero di eventi durante il periodo d’imposta non deve essere superiore a 2 e l’importo dei fondi raccolti nel periodo d’imposta non deve superare il limite massimo di 51.645,69 euro. Si ritiene che l’occasionalità si mantenga anche se la manifestazione si ripetetutti gli anni e anche se dura più giornate consecutive.
Per le raccolte pubbliche di fondi, ai sensi dell’art.8 del D. Lgs. 460/1997, è inoltre obbligatorio redigere (indipendentemente dalla stesura del REFA), entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio, un apposito e separato rendiconto dal quale devono risultare, anche a mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e trasparente, le entrate e le spese relative a ciascuna delle celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione.
Come associazione con solo codice fiscale e varie attività nell'arco della settimana, è lecito chiedere una quota ai soci di 50 € (che noi abbiamo definito "di sostegno" perchè grazie a questa possiamo pagare tutte le spese mensili di base) tramite la quale accedere a tutte le attività, mentre per chi volesse o potesse solo partecipare a singoli eventi saltuariamente chiedere una quota specifica per evento (ad es. 5 € per un singolo incontro settimanale, piuttosto che 40 € per un corso domenicale)?
Il dubbio mi è sorto leggendo qua nel blog che una ASD che facesse delle promozioni tipo "prezzo speciale se ti iscrivi ai corsi per tre mesi" o cose simili non è in regola perché attuerebbe una logica più commerciale. Per noi è un po' una questione di sopravvivenza per garantirci un fondo cassa minimo.
Nessun membro del direttivo o socio che si è offerto per gestire un corso percepisce alcunché, né dei rimborsi spese, nè dei compensi possibili previsti dalla legge per i membri del direttivo (D.P.R. 645/1994 e D.L. 239/1995 convertito dalla Legge 336/1995).
Grazie dell'attenzione!
P.S. Faccio una piccola segnalazione per il vostro webmaster... penso che andrebbe aggiornato il "meta tag content" della pagina http://www.teamartist.com/pricing/ in quanto riporta i vecchi costi "L'abbonamento base costa solo 147 euro all'anno: 0,4 euro al giorno." poiché questi costi poi compaiono anche nelle ricerche Google.
ATTENZIONE! Quota sociale e quota di partecipazione ai corsi sono due cose ben distinte.
Sulla prima non è possibile applicare logiche commerciali, sulla seconda sì.
Essendo questi argomenti base del mondo dell'associazionismo e capendo che c'è un po' di confusione in merito, vi invito a partecipare al nostro TeamArtist Tour.
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Si, avevo già pensato di venire quando a luglio sarete a Firenze. Grazie!
Buongiorno, grazie per il vostro sito veramente ben fatto!
Abbiamo un'associazione di ricerca etica e spirituale e tutte le attività sono svolte da professionisti del settore che, al di fuori del loro lavoro, svolgono opera di volontariato per l'associazione. Facciamo solo attività istituzionale e non avremmo intenzione, almeno al momento, di aprire una partitra iva per affittare i locali, che però ogni tanto restano inutilizzati. La domanda è questa: è possibile deliberare in assemblea che la sala dell'associazione, se non ci sono attività associative, possa essere utilizzata dai soci a fronte di una erogazione libera per tenere dei loro corsi di natura professionale? Gli utenti dei corsi potrebbero non essere soci e - ovviamente - sarebbe compito dei singoli professionisti rilasciare la fattura a chi partecipasse ai loro corsi. Grazie dell'attenzione.
No. Leggi questo post.
Buonasera, tra le possibili forme di finanziamento c'è il versamento delle quote sociali.
Volevo chiedere se è possibile versare degli importi da parte dei singoli associati , di quote in conto quote associative future. Grazie
Si è possibile.
L'importante è che la quota associativa sia pagata una volta ogni anno sociale
Salve, prima di tutto articolo interessantissimo!
Sto stilando un progetto per un'idea innovativa ed imprenditoriale. Abbiamo scelto come soggetto giuridico con il quale presentarci l'APS. Volevo chiedere, quando si parla di ASSOCIAZIONE A VOCAZIONE IMPRENDITORIALE cosa si intende?
non riesco a capire come sia possibile fare reddito con un'associazione, poiché le raccolte fondi ed il merchandising vengono considerati utili...
vorrei capire, anche con un esempio, non riesco a venirne a capo.
Grazie.
Bisognerebbe chiederlo a chi ne parla...
Detto questo, occhio che non hai capito cosa significa no-profit. Non significa affatto che l'Associazione non possa fare profitto, ma che l'eventuale profitto NON può essere distribuito tra i soci... Se posso permettermi, ti serve frequentare questo corso: http://www.teamartist.com/corsi/
Buongiorno, insieme ad alcuni compaesani sto procedendo alla fondazione di un'associazione frazionale volta alla organizzazione e promozione di attivita' per il bene del paese in cui vivo. Queste attività le svolgiamo tuttavia da alcuni anni e ci hanno consentito di raccogliere una certa quantità di fondi, depositati in un libretto a nome di uno dei membri del gruppo attuale.
Data questa premessa, la mia domanda e': qual'e' la procedura piu' indicata per far passare questi fondi dalla persona che ora li detiene all'associazione? Può essere sensato farli pervenire mediante un'erogazione liberale?
Direi donazione
Buongiorno, ho contestato ai miei colleghi dell'associazione no-profit non riconosciuta il numero delle raccolte fondi che come da voi detto non devono essere più di due. Mi è stato risposto che l'art. 25 citato riguarda solo le ASD e quindi non ci riguarda oltre a dirmi che non è specificato da nessuna parte il numero massimo..Mi aiutate?
No, vale per tutte le associazioni. Legga questo nostro post
Salve,
abbiamo fondato un'associazione culturale meno di un anno fa. Uno dei soci fondatori (con carica di tesoriere), ha presentato tramite rac le proprie dimissioni. A tal proposito chiede la restituzione delle spese da lui sostenute, utilizzando il cf dell'associazione per l'acquisto di alcuni arredi della sede associativa e che ora fanno parte del patrimonio della stessa. Gli altri soci fondatori hanno a loro volta e in varie misure sostenuto altre spese relative alla creazione dell'associazione, al pagamento di utenze e all'acquisto di beni (tutto documentato)
Le mie domande sono:
1. è legittima la richiesta del socio fondatore dimesso? (vuole ottenere il rimborso immediatamento, pena azione legale)
2. Le spese sostenute dai soci fondatori per l'avvio dell'associazione sono soggette a rimborso? In tal caso dove vanno presi i soldi?
3. Tale rimborso deve essere effettuato a prescindere o in qualche modo si deve procedere a una comparazione delle spese sostenute da ogni socio fondatore?
4. Che relazione hanno gli eventuali rimborsi con il bilancio? (tali spese, rendono la previsione del bilancio passiva)
Grazie, il segretario
Provvederò a pubblicizzare il vostro sito sui canali sociali e tra le associazioni di mia conoscenza.
1-2. E' legittimo che un socio chieda un rimborso se la spesa è sostenuta in nome e per conto dell'associazione. Legga questo nostro post
3. E' sempre meglio un'approvazione da parte del direttivo
4. E' un'uscita per l'associazione, che va regolarmente contabilizzata